23.6.08

the comedian: la vera storia di ohdaesu/2

Il cielo grigio e umido vegliava sornione sulla mia discesa agli Inferi.
E gli Inferi avevano nomi e cognomi. O meglio: ridicoli nickname.
Vedevo volti di cinebloggers sui corpi della gente che s'affrettava dentro e fuori i teatri di Peacock Lane. Sui manifesti pubblicitari del nuovo complesso residenziale "Paradise City". Nelle cicche di Camel abbandonate dentro la mia Buick. Nelle facce della gente chiusa dentro le loro macchine. Uomini, donne, bambini, vecchi. Mi sembrava di conoscere tutti. Facce storpiate da smorfie strambe.
Cinebloggers.
Mi avevano cercato fin dentro quella fogna di sottomondo improbabile in cui provavo a sopravvivere.
E mi avevano trovato.
Cosa potevano volere da me, dopo tutto quel tempo?
Parcheggiai la macchina sotto l'insegna ronzante del Joe's Bar e lanciai un pugno di noccioline a Rose, la scimmia ammaestrata che stava quieta sul sedile posteriore.
"Puoi accendere la radio, se ti annoi", dissi a Rose chiudendo la portiera.
Dentro la bettola di Joe faceva il solito caldo.
"Il condizionatore è ancora rotto", borbottò il vecchio Jeremy notando la mia fronte sudata.
"Fallirete nel giro di una settimana se non vi date una mossa", commentai io accendendomi una sigaretta e prendendo posto al bancone.
Joe mi servì un bicchiere di Old Forrester prima ancora che glielo chiedessi.
Poi, con un cenno zitto della testa, mi indicò qualcuno a un tavolo.
Mi girai molto lentamente.
Era Tommy la Tartaruga.
"Sei sudato da fare schifo" dissi a Tommy sedendomi al suo tavolo.
Lui tirò fuori le sue solite buste spiegazzate e macchiate di caffè nero e brandy da due soldi.
"Fe-fe-fe Fe-fe-fe Fe-fe-ferguson" disse con qualche sforzo.
Io mi rilassai.
Potevano volerci secoli prima che Tommy riuscisse a finire una frase.
Mi scolai quattro Old Forrester.
Tommy aveva beccato il vecchio Ferguson con le mani nel sacco. Adesso la sua velenosa mogliettina avrebbe avuto il divorzio che voleva, avrebbe soffiato il negozio di scarpe al povero Fergie e avrebbe pagato il mio affitto.
Le foto erano un vero capolavoro. La signora Ferguson aveva ragione: suo marito Harry insegnava le parolacce al loro pappagallo. In una foto, Ferguson leggeva un giornaletto porno davanti alla gabbia del pennuto.
"Gran lavoro Tommy" gli dissi allungandogli la sua parte.
"Gra-gra Gra-grazie" disse Tommy tirando fuori un enorme fazzoletto colorato dal taschino e asciugandosi la pelata e i baffetti.
La Tartaruga era un mago dei pedinamenti e delle fotografie.
"Hai visto Frankie Greedy, oggi?"
La Tartaruga fece di no con la testa, mentre si sforzava di arrestare i torrenti di sudore che gli scendevano giù ovunque.
Andai in bagno. Quel caldo e quei pensieri mi stremavano.
Da sotto la porta del bagno vidi delle gambe di donna attraversare sicure la latrina del bar di Joe e fermarsi davanti al mio cesso. Conoscevo troppo bene quelle gambe.
Mi tirai su e aprii la porta con finta noncuranza.
Kelly stava ritta davanti a me con un misto di stupore e sarcasmo sul volto ed entrambe le mani sui fianchi.
"Sei bellissima, tesoro", le dissi scansandola e andando a lavarmi le mani.
"Detective", disse lei, "questo è il bagno delle donne".
La guardai dallo specchio macchiato che era appeso sopra ai lavandini.
"E che donne", le risposi ammiccando.
Lei sgranò gli occhi.
"E hai delle mutandine di pizzo nero che ti escono su dai pantaloni", disse.
Mi girai, mi rimisi il cappello e mi accesi una sigaretta.
"Sono successe delle cose strane, tesoro". Soffiai una nuvola aspra di fumo. "Hai visto Frankie in giro?"
"Frankie è sposato, Detective" disse lei con un ghigno, mentre andava via. "Ma forse con quella lingerie potrebbe farci un pensierino".
Io le afferrai svelto un braccio, mentre con l'altro aveva già aperto la porta del bagno.
Si voltò verso di me, lasciando che la sua chioma rossa ondeggiasse quieta, dolce e arrogante, sulle sue spalle.
"Ti avrei chiamata uno di questi giorni" dissi.
Lei trattenne una risata acida.
"Quel tipo di cui mi avevi parlato, il tizio con la benda sull'occhio", mi disse.
Le lasciai andare il braccio.
"Jerry l'Orbo", aggiunse, "pare che non lavori per nessuno. E' un killer freelance"
Jerry. Lui doveva sapere qualcosa su quel che stava succedendo.
I Cinebloggers mi avevano trovato. Io dovevo scovare loro prima che fosse troppo tardi.
"Ottimo lavoro", le dissi.
Lei mi guardò con quel suo sguardo irresistibile.
"Allora?" disse.
Io rimasi in silenzio, fumando.
Lei mi tolse la sigaretta tra le dita, diede una boccata, poi la gettò nel lavandino.
Uno sfrigolio.
"Sono stanca di voi uomini", disse. "Siete buoni solo ad aprire le birre con l'accendino".
E andò via.
Guardai la sigaretta che s'impregnava d'acqua.
Dovevo parlare con JerryGarcia prima di quel dannato convegno.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo racconto mi piace perché al mio alter ego fittizio viene concesso tutto quello che io non ho: la risposta pronta, tante conoscenze, e una vagina.

Anonimo ha detto...

Ma Jerry l'Orbo è in onore della puntata "Jack l'Orbo" (aka Sonny Crockett) della prima serie di Miami vice?

Anonimo ha detto...

E io che pensavo fosse una citazione di Willy l'Orbo dai Goonies...

Anonimo ha detto...

Ecco un locale dove non mettere mai piede.Brrrr

costanza baldini ha detto...

Posso dire solo una cosa alla fine ti ho sgamato LADRO DI FRASI!
:)

Ale55andra ha detto...

Sta storia mi sta prendendo sempre più! Mi ricorda un pò le atmosfere dei romanzi di Chandler.

Ale55andra ha detto...

Si batte un pò la fiacca eh?